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WELFARE AZIENDALE E TERZO SETTORE

 Spesso le aziende grandi e piccole, vedono il Terzo Settore e in generale il No Profit (anche detto Non Profit) un destinatario di aiuti economici. Raramente o per nulla come partner di valore. 

Eppure, proprio per temi come il welfare aziendale sarebbe uno sposalizio vincente. 

Secondo il Rapporto 2022 – Welfare Index PMI presentato da Generali, il welfare aziendale cresce a ritmi sostenuti: oltre il 68% delle PMI italiane supera il livello base e dal 2016 al 2022 sono raddoppiate quelle con livello molto alto e alto (24,7%). Lo stesso per le Microimprese che nel 2022 sono il 15,1% (contro il 7,7% del 2017) ad avere programmi di welfare, grazie alle normative semplificate, alle risorse pubbliche stanziate anche per le aziende più piccole impegnate nel sostegno delle famiglie. 

Dal rapporto emerge che il 54,8% con una strategia di welfare aziendale ha registrato ritorni positivi sulla produttività. 

Dove ci sono bisogni delle persone esistono esigenze di servizi alle persone e le organizzazioni No Profit ONP, sono le più competenti per tali servizi. 

È importante prima sottolineare i seguenti punti: 

  • Una impresa che non ha cura del benessere delle persone che ci lavorano è destinata a precipitare nella crisi. Oggi soprattutto non solo calerebbe in termini di produttività e competitività ma perderebbe o non attirerebbe le giuste competenze e professionalità 
  • Sono anni che lo Stato incentiva servizi di Welfare aziendale o comunque detassa premi di produttività che posson altresì essere convertiti. 
  • Il Terzo Settore ha le competenze specifiche, l’expertise e la diffusione capillare sul territorio finanche internazionale per le aziende presenti anche fuori dal territorio nazionale. 
  • Una certa parte del Terzo Settore, le ONP tra cui gli ETS Enti del terzo settore, devono strutturarsi e trovare un linguaggio comune con il mondo For Profit per poter collaborare e aiutare le persone e le loro famiglie in sinergia con il posto di lavoro delle stesse. 
  • Oltre agli incentivi, le aziende avrebbero un valore aggiunto in termini di Impatto Sociale e di sostenibilità che le renderebbero ancora più competitive e leader di mercato. 

 

Gli esempi di servizi e attività che possono beneficiare di una tale partnership sono innumerevoli, per esempio: 

  • Asili e baby garden non solo aziendali anzi utilizzando strutture molto più capillari e diffuse grazie alle Associazioni ed altri ETS o imprese sociali. Strada non sol o più economica ma anche più utile in un contesto dove la modalità dello smart working è sempre più presente. 
  • Supporto psicologico, 
  • Inserimento lavorativo, 
  • Riqualificazione ambientale e sviluppo sociale soprattutto nelle periferie o aree del mondo in via di sviluppo dove opera l’azienda. 
  • Attività culturali e fisiche, 
  • Sostengo allo studio dei figli, 
  • Inclusione e sostegno alla diversità, 

Dal rapporto del 2022 risultano come aree di maggiore interesse per le grandi imprese: 

  • Sicurezza e condizioni lavorative (74% delle PMI con livello alto e molto alto); 
  • Welfare di comunità (66,5%); 
  • Diritti, diversità e inclusione (47,8%); 
  • Formazione e sviluppo del capitale umano (40,6%). 

È stato pure evidente che le PMI con un welfare più evoluto, presentano un elevato livello di resilienza e resistenza nelle crisi come dimostrato dalla Pandemia che dai dati post pandemia, che le ha viste resistere meglio e uscirne con maggior forza. Nel 2021 l’utile delle PMI con livello di welfare elevato è risultato doppio rispetto a quelle con welfare a un livello base (6,7% contro 3,7%). 

Interessante anche un’indagine fatta post covid, quindi inizio dell’epoca Smartworking, da Harris Interactive per Sodexo che ha chiesto agli italiani quali sono i benefit più apprezzati e sono usciti il buono shopping, 84% affiancato dal medicale (82%), food delivery (74%) e consultazioni mediche virtuali tipo telemedicina (72%). 

Come detto anche la legge di bilancio 2024 (legge 213/2023) ha riconfermato il taglio dell’imposta dal 10 al 5% sui premi di produttività. Dal Ministero sappiamo che il valore annuo medio del premio è stato pari a 1.470,56 euro per beneficiario, quasi 3 Milioni di persone. E la norma DL 50/2017 dà la possibilità di convertire i premi di produttività in quote di welfare aziendale.  

Alcuni osservano che con le aliquote attuali è più conveniente avere il premio che l’equivalente in Welfare ma questi non considerano che il welfare non è solo il valore assoluto del valore monetario e le poche decine di euro di differenza nei casi interessati, sono più che remunerate grazie ai servizi che altrimenti al di fuori della partnership creata dall’azienda con uno o più enti esterni avrebbero costi enormemente più alti. 

Un piano di welfare aziendale contiene infatti dei servizi che: 

  • Riducono il cuneo fiscale sia per l’azienda che per il dipendente,  
  • Aumenta il potere d’acquisto, 
  • Incide positivamente su: clima aziendale, benessere personale e familiare, integrazione e benessere del territorio e conciliazione famiglia-lavoro, con misurabili ed evidenti benefici sulla produttività. 

È soprattutto sull’ultimo punto che il Terzo Settore può intervenire. Con le sue competenze specifiche ed elevate nei servizi e cura in: 

  • Salute 
  • Ambiente 
  • Sociale 
  • Assistenziale 
  • Culturale e ludico 
  • Servizi e progetti di Inclusion&Diversity 

Sarebbe anche auspicabile che le ONP si uniscano e lavorino in rete utilizzando anche le tecnologie per offrire al meglio i propri servizi. 

Inoltre, le For Profit e le Organizzazioni Non Profit, potrebbero insieme sviluppare piani di crescita anche valorizzando e massimizzando altri incentivi come quelli che interessano le agevolazioni assunzionali per: 

  • LAVORATRICI DONNE in particolare con due o più figli, 
  • OVER 50,  
  • DONNE SVANTAGGIATE, 
  • Persone con DISABILITA’, 
  • UNDER 30, 

Per dare alcuni esempi di servizi maggiormente utilizzati possiamo dare il risultato dell’indagine di PeopleChange360 (www.peoplechange360.it): 

  • Welfare familiare”, come asili nido, colonie estive e spese scolastiche,  
  • Prestazioni di utilità sociale con finalità educative, ricreative, di assistenza sociale e sanitaria, 
  • Previdenza complementare e le casse sanitarie.  

A confermare quanto insistiamo in questo articolo lato aziende, la McKinsey già nel 2013, dichiarava che le politiche di welfare porterebbero a un -15% di assenze per dipendente all’anno; 5% in più di ore lavorate. Con un ritorno economico netto doppio rispetto ai costi sostenuti, e i dipendenti percepirebbero un +70% rispetto al costo sostenuto dalle imprese, soprattutto per quei servizi meno reperibili sul mercato dai singoli o giudicati troppo costosi (cura anziani, servizi salva-tempo, flessibilità degli orari, congedi parentali extra retribuiti). 

Tale schema WIN-WIN verrebbe ulteriormente potenziato da una partnership tra Settore Aziendale e Terzo Settore, soprattutto in termini ESG e in particolare sviluppando la “S” di Social altrimenti meno sviluppata e più difficile per le aziende da misurare e valutare. 

Insomma, le ONP dovrebbero investire in professionalità e Rete, mentre le aziende devono abituarsi a parlare con il terzo settore e uscire dai vecchi schemi, tutti con visione e creatività, per lavorare insieme a un mondo migliore.

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