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Ripensare le città come sistemi viventi: adattamento climatico e natura come infrastruttura urbana

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Nel contesto della crisi climatica globale, le città rappresentano contemporaneamente il cuore del problema e la chiave della soluzione. Esse concentrano oltre il 70% della popolazione mondiale, producono la maggior parte delle emissioni di gas serra e, al contempo, subiscono gli impatti più gravi del riscaldamento globale: ondate di calore, siccità, alluvioni improvvise e perdita di biodiversità. È in questo scenario che il WWF Italia, attraverso il rapporto “Urban Nature 2025 – Adattamento alla crisi climatica in ambito urbano”, invita a ripensare radicalmente le città come sistemi viventi, in cui natura e persone convivano in equilibrio dinamico e reciproco sostegno.

Le città tra vulnerabilità e responsabilità climatica

Come sottolinea l’introduzione al rapporto, la crisi climatica colpisce con particolare forza i contesti urbani, dove l’alta densità abitativa, la cementificazione e la scarsità di spazi verdi rendono gli insediamenti umani fragili e poco adattabili. Le città, tuttavia, non sono solo vittime: sono anche tra le principali responsabili dell’attuale emergenza climatica. La loro configurazione fisica, unita ai modelli di consumo e produzione, amplifica gli effetti del riscaldamento globale e delle disuguaglianze sociali.

Oggi, mentre il cambiamento climatico moltiplica i rischi e amplifica le vulnerabilità preesistenti, emerge l’urgenza di un nuovo paradigma urbano. Le città devono diventare luoghi flessibili, capaci non solo di mitigare i danni, ma di adattarsi in modo proattivo, trasformando la crisi in opportunità di rigenerazione ecologica, sociale e culturale.

La città porosa: dalla impermeabilità al metabolismo naturale

La sfida dell’adattamento climatico si gioca su scala urbana, quella della vita quotidiana. La risposta più efficace al rischio climatico è “ammorbidire” gli insediamenti, restituendo permeabilità al suolo e spazio alla natura.
Passare da città impermeabili a città porose significa ridurre asfalto e cemento, ampliare superfici verdi e introdurre infrastrutture naturali capaci di assorbire acqua, ridurre le temperature e migliorare la qualità dell’aria.
Le Nature-Based Solutions (NbS) — alberature, tetti verdi, giardini inondabili, sistemi di drenaggio urbano sostenibile — costituiscono strumenti essenziali di adattamento, in grado di combinare benefici ambientali, sociali ed estetici.

In questo contesto, la biodiversità urbana diventa una risorsa strutturale. Gli ecosistemi cittadini, se ben progettati, garantiscono resilienza, mitigano l’effetto isola di calore e riducono i rischi idraulici. Una città che impara dalla natura diventa un organismo complesso, capace di autoregolarsi, adattarsi e rigenerarsi.

Le “Città Parco” e la visione del WWF

Il concetto di National Park City, promosso dal WWF in collaborazione con la National Park City Foundation, propone un modello urbano che unisce la tutela della natura al benessere delle persone. Londra, Adelaide e altre città nel mondo hanno già intrapreso questo percorso, trasformando la pianificazione urbana in un progetto collettivo di rinaturalizzazione.
In Italia, l’iniziativa Urban Nature del WWF mira a diffondere questa visione, immaginando città che siano al tempo stesso habitat per la biodiversità e spazi vitali per le comunità umane. “Pensare la città come un parco” non significa semplicemente piantare alberi, ma costruire un nuovo patto tra natura, cultura e società.

Il quadro normativo europeo: la Nature Restoration Law

La recente approvazione della Nature Restoration Law (NRL) da parte dell’Unione Europea segna un passo decisivo verso una politica di restauro ecologico vincolante.
Per la prima volta, gli Stati membri — Italia inclusa — sono obbligati a garantire nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030 e un loro incremento progressivo a partire dal 2031.
La NRL introduce così una nuova concezione del suolo urbano come risorsa non rinnovabile, da preservare e rigenerare, e promuove la ecological restoration come principio fondante della pianificazione territoriale.
Attraverso la redazione del Piano Nazionale di Ripristino (PNR), previsto entro il 2026, ogni Stato dovrà delineare strategie concrete per il recupero degli ecosistemi urbani e periurbani, integrando conoscenze scientifiche, partecipazione civica e governance multilivello.

Gestione dell’acqua e infrastrutture sostenibili

Uno dei temi centrali del rapporto è la gestione della risorsa idrica in ambito urbano. Le città si trovano oggi esposte a crisi idriche ricorrenti, sia per scarsità d’acqua sia per eventi meteorici estremi. L’impermeabilizzazione dei suoli, oltre a generare alluvioni improvvise, riduce la ricarica delle falde e altera il ciclo idrologico naturale.
I Sistemi di Drenaggio Urbano Sostenibile (SuDS) rappresentano una risposta innovativa e multifunzionale: trincee drenanti, bacini di laminazione, pavimentazioni permeabili e tetti verdi consentono di gestire in modo integrato le acque meteoriche, migliorando al contempo il microclima e la qualità ecologica urbana.
Esempi virtuosi in Europa — come la Water Plaza di Rotterdam o la Big U di Manhattan — dimostrano che le infrastrutture idriche possono essere ripensate come spazi pubblici multifunzionali, in grado di coniugare sicurezza idraulica, rigenerazione urbana e qualità della vita.

Città, salute e giustizia climatica

Il cambiamento climatico non è solo una questione ambientale, ma anche una crisi di salute pubblica e di giustizia sociale.
Le ondate di calore, l’inquinamento e la scarsità d’acqua colpiscono in modo diseguale la popolazione, aggravando le disuguaglianze socio-economiche.
Come sottolineato all’interno del rapporto, le città devono dotarsi di piani integrati di prevenzione e risposta sanitaria, basati su sistemi di allerta precoce, infrastrutture verdi e rifugi climatici accessibili a tutti.
In Italia, il Piano Operativo Nazionale per la Prevenzione degli Effetti del Caldo sulla Salute costituisce un esempio di buona pratica, ma la sua estensione ad altri eventi estremi è oggi un’urgenza.

Verso un nuovo paradigma urbano

Il rapporto WWF evidenzia come l’adattamento alla crisi climatica non possa limitarsi a misure tecniche o emergenziali: occorre una trasformazione culturale profonda.
Le città devono essere ripensate come organismi viventi, dotati di metabolismo, memoria e capacità di evoluzione.
Ciò implica integrare la natura nei processi di pianificazione, costruzione e governance, superando la visione del verde come elemento decorativo per riconoscerlo come infrastruttura vitale.

In questo senso, la sfida urbana è anche un’opportunità per ridefinire il modo in cui viviamo, produciamo e abitiamo.
Promuovere città più verdi, permeabili e inclusive significa investire nel futuro della collettività, garantendo benessere, salute e resilienza alle generazioni presenti e future.

 

Ripensare le città come sistemi viventi di natura e persone significa riconoscere che la sostenibilità non è un’opzione, ma una condizione necessaria per la sopravvivenza e la prosperità.
Come ricorda il WWF, “ripristinare la natura conviene”: conviene ecologicamente, socialmente e economicamente.
Solo attraverso una visione integrata, in cui l’adattamento climatico diventa parte costitutiva di ogni politica urbana, sarà possibile costruire città flessibili, sane e capaci di convivere armoniosamente con la natura — non contro di essa.

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